YILDIZ SCONVOLTA DA CIO’ CHE VEDE NEL CELLULARE DI ENDER – FORBIDDEN FRUIT – MEDLEY
Nella notte lattiginosa sul Bosforo, mentre la Yalı sembra galleggiare in una calma che sa di tempesta trattenuta, Yildiz stringe tra le dita il telefono di Ender come se fosse un oggetto maledetto. Dundar glielo ha appena consegnato con un sorriso troppo gentile per non nascondere un veleno lento, dicendole che “è finito nelle mani sbagliate” e che con lei, invece, sarà al sicuro. Ma niente è al sicuro quando appartiene a Ender Argun. Il cuore di Yildiz batte così forte che quasi copre il rumore del mare, le mani le tremano mentre inserisce il codice, un codice che non dovrebbe conoscere e che pure scivola sotto le dita come se lo avesse sempre saputo. Lo schermo si illumina di foto, chat, memo vocali. Un intero mondo di segreti, alleanze, minacce, amanti, piani. Yildiz cerca disperata una prova del ricatto, un messaggio in cui Ender le impone di
tradire Zeinep, qualcosa che possa salvarla agli occhi della sorella e di Halit. Scorre, legge, rilegge. E poi lo trova: una cartella nascosta, protetta da un nome innocuo, “Famiglia”. Clicca. Dentro non ci sono ricordi, non ci sono foto di bambini o cene di Natale. Ci sono screenshot di mail, fotografie rubate alla villa, registrazioni ambientali. La sua voce, quella di Zeinep, quella di Halit, spezzate e rimontate come pezzi di un puzzle fatto per distruggere. Ogni frase tagliata nel punto giusto, ogni risata trasformata in derisione, ogni esitazione montata per sembrare colpa. Tra quei file, uno le fa gelare il sangue: un video sfocato, preso di notte, Alihan riverso sul letto, la camicia aperta, gli occhi chiusi, vulnerabile in un modo che lui non permetterebbe mai da sveglio. E seduta accanto a lui, con le gambe eleganti accavallate e lo sguardo lucido di calcolo, c’è Ender. Non parla, non lo tocca, ma la telecamera nascosta cattura qualcosa di peggio delle parole: il modo in cui lo guarda, come si guarda un oggetto pronto a essere usato. Sotto al video una nota vocale di Ender, fredda come il marmo: “Così è perfetto. Un uomo spezzato non scappa.
E se scappa, lo faccio sanguinare dove mi serve”. Yildiz si copre la bocca con la mano per non urlare. Non è solo ricatto, non è solo vendetta. È una guerra chirurgica, preparata da mesi, forse anni, dove ogni fragilità di chi vive alla Yalı è diventata una lama affilata nel cassetto di Ender. Scorrendo ancora, trova il bozzetto della mail contro Zeinep, la stessa che ha quasi distrutto la reputazione di sua sorella alla Holding, con annotazioni ai lati: “Tono più empatico. Non devo sembrare gelosa, solo preoccupata. Usare Yildiz come mittente = colpo doppio.” In un’altra cartella compaiono le foto di Yildiz in palestra con Alper, la stessa immagine che qualcuno le ha appena inviato con un conto alla rovescia verso la rovina. Solo che qui le foto sono di più, da angolazioni diverse, salvate settimane prima. Non è un ricatto improvvisato, è un copione
studiato. Ma non è questo a farle crollare lo stomaco, non del tutto. Il colpo di grazia arriva quando apre una chat archiviata, intitolata solo con una iniziale: “D.” Le conversazioni sono rare, brevi, ma ogni riga sembra un ago. Ender non lo chiama mai per nome, ma lo ringrazia per “il materiale su Yildiz”, per “l’idea del messaggio programmato”, per “quel figlio ferito che hai saputo usare meglio di quanto pensassi”. Yildiz legge e rilegge quella frase, finché le lettere non perdono significato. Figlio ferito. Erim. L’immagine del ragazzo nel corridoio, gli occhi scuri che la guardano mentre Kemal le afferra il polso, torna a galla come un incubo. Capisce tutto in un lampo che fa più male di qualsiasi minaccia: qualcuno ha cavalcato la gelosia cieca di un figlio che non si sente visto, l’ha armata, l’ha guidata. E quell’ombra, quel “D.”, ha un volto preciso:
Dundar. L’uomo che le ha appena messo in mano l’esplosivo dicendole che è un salvagente. Il respiro di Yildiz si spezza. Non è solo tradita da Ender, è stretta in una tenaglia invisibile tra chi la odia apertamente e chi finge di proteggerla. Scopre un ultimo file, quasi nascosto tra bozze cancellate: una nota di Ender, scritta in fretta, forse in una notte di rabbia. “Se cade Yildiz, cade Zeinep. Se cade Zeinep, Alihan diventa arma. Se cade Alihan, Halit si scopre. E quando Halit perde il controllo, io vinco.” È il disegno completo, il mosaico oscuro che nessuno ha voluto vedere. Non è mai stata solo una guerra tra donne, non è mai stato solo un matrimonio o una Holding. È un domino perfetto dove l’amore è solo il primo pezzo da spingere giù. Yildiz chiude gli occhi, sentendo addosso il peso di una verità troppo grande per una donna che voleva solo sentirsi scelta. Nelle sue mani ora c’è la prova di tutto: del ricatto, delle manipolazioni, della fragilità di Alihan trasformata in catena, della rabbia di Erim usata come miccia, dell’ombra di Dundar che si muove tra tutte queste vite come un burattinaio gentile. Potrebbe portare quel
telefono a Zeinep, a Halit, persino alla polizia. Potrebbe far crollare Ender in un istante, potrebbe liberarsi dalla minaccia dell’anonimo, potrebbe strappare la maschera a Dundar. Ma ogni possibilità ha un prezzo: la reputazione della sorella, la dignità di Alihan, l’innocenza di Erim, il fragile equilibrio che, per quanto malato, ancora tiene insieme la Yalı. Una lacrima le scivola sul viso, ma non è solo dolore. È qualcosa di nuovo, duro, che non aveva mai sentito così chiaramente: rabbia. Non quella impulsiva di una moglie ferita, ma quella lucida di chi ha finalmente visto la scacchiera dall’alto. Capisce che la domanda non è più “come difendermi da Ender?”, ma “chi voglio diventare adesso che ho il suo cuore in mano?”. Vittima che corre a chiedere protezione, o giocatrice che impara a usare le stesse armi? La luce di Istanbul filtra dalla finestra, indifferente, mentre il telefono di Ender vibra ancora tra le sue dita, pieno di segreti pronti a esplodere. Yildiz inspira profondamente, sente che ogni respiro la spinge un passo più lontano dalla donna che era ieri. Una scelta la aspetta, una sola, e qualunque strada prenda cambierà tutto: per lei, per Zeinep, per Alihan, per Halit, persino per Dundar che crede di avere già vinto. E mentre la notte avanza silenziosa sulla Yalı, una cosa diventa chiara come il suono di un vetro che si incrina: il vero dramma non sarà ciò che Ender ha nascosto in quel telefono, ma ciò che Yildiz deciderà di farne. Vuoi che trasformi questa scena in una continuazione ancora più oscura, in cui Yildiz comincia a usare le prove contro di loro, o preferisci un’alternativa in cui tenta di salvare tutti distruggendo il telefono?