FINALMENTE SOFFRE LUI: IL RIMORSO LO STA MANGIANDO VIVO

Stasera nessuno dormirà tranquillo: il diavolo è tornato a casa. Samet è vivo, e la sua presenza incombe come un’ombra sul destino di chi ha osato sfidarlo. Ma prima di comprendere i piani oscuri di Samet, è necessario entrare nel tormento di Tassin, un uomo il cui orgoglio è stato per troppo tempo il suo peggior nemico. Seduto davanti all’amica di Sumru, Tassin non è il solito arrogante che cerca di fare colpo: questa volta è un uomo spezzato, consapevole del proprio errore madornale. Ha dubitato della donna che amava, lasciando che la gelosia lo acceccasse e gli facesse scambiare chi gli voleva bene per nemici. Le parole che pronuncia sono un’agonia per lui stesso, un’ammissione di follia e di rimorso. E l’amica di Sumru lo ascolta seria, come un giudice che deve decidere se concedere la libertà vigilata a un condannato. Sumru, intanto, è a pezzi.

Non è arrabbiata, è delusa, e la delusione è una ferita più profonda della rabbia: la rabbia passa, ma la delusione ti entra nelle ossa e ti spegne la luce negli occhi. La donna che sognava di costruire una vita lontano da Samet, al riparo dal mostro che ha segnato la sua esistenza, si è vista tradita dall’uomo che doveva essere il suo rifugio. Tassin riceve ogni parola come una pietra che lo colpisce, consapevole che riconquistare la fiducia di una donna ferita è più arduo che scalare una montagna a mani nude. Eppure, decide di restare, di sperare in un miracolo, mentre il cuore di Sumru, pur ferito, inizia lentamente a respirare di fronte al suo tormento. La donna, che un tempo viveva nel lusso e nella gabbia dorata di Samet, ora torna a casa con le gambe pesanti e la schiena dolorante, affrontando un lavoro umile e logorante, ma per la prima volta libera:

 

la fatica le lascia addosso l’odore della dignità. Racconta alla sua amica le giornate estenuanti, desiderando soltanto un caffè caldo e un momento di tregua, ignara della sorpresa che l’attende in salotto. Quando Sumru varca la soglia, si trova davanti a Tassin e il tempo sembra fermarsi: il dolore, la rabbia, il desiderio represso si mescolano in uno sguardo che parla più di mille parole. Sono due calamite incapaci di resistere alla forza che li attira, due cuori che vorrebbero corrersi incontro e dimenticare tutto il male subito, ma le ferite sono ancora aperte. Sumru si siede, non scappa, e per la prima volta dopo giorni il suo respiro si calma, mentre la maschera di rancore sembra sciogliersi lentamente, lasciando spazio a una pace fragile, quella sensazione di sollievo che provi quando smetti di fuggire dai fantasmi e decidi di affrontarli. Tassin nota il cambiamento: “Sei diversa oggi”, le dice, e Sumru, con un sospiro che sembra provenire dal profondo dell’anima, ammette di essere stanca di non fidarsi di nessuno, di portare il peso della vita da sola. È la resa di una guerriera che ha finito le munizioni, e Tassin, come chi si avvicina a un animale ferito, confessa il vuoto che sente senza di lei, il deserto della vita senza la sua presenza, e le ricorda i sogni che avevano condiviso, il desiderio di sposarsi e diventare una famiglia. Poi pronuncia una frase che dovrebbe essere liberatoria, ma che ci gela il sangue:

 

“Samet è morto, non può più farci del male”. Per loro è la verità: credono di essere finalmente liberi dal mostro che ha segnato le loro esistenze, liberi di raccontare la verità ai figli, di vivere senza bugie. Ma l’ombra del passato è lunga, e Tassin porta con sé un segreto che lo divora ogni volta che guarda negli occhi Nu e Melek. Sumru sente il tremito nella sua voce quando gli chiede: “Sei tu il padre dei miei figli?” Ed è il momento che ha temuto per tutta la vita, ma anche quello che ha desiderato di più: basta bugie, basta nascondersi. La donna rivela di aver mentito solo per proteggerlo, per salvare la vita a chi amava, perché se Samet avesse saputo la verità, avrebbe ucciso tutti. La brutalità di questa verità pesa come un macigno sul cuore di Tassin, e proprio quando pensano che l’incubo sia finito, il mondo crolla di nuovo: Samet appare. È vivo,

non è un fantasma, e la sua morte era stata una farsa. Ha ingannato tutti, orchestrando la sua sparizione per tramare nell’ombra, e ora è tornato per vendicarsi. Tassin e Sumru devono fronteggiare la realtà più terribile: il mostro che credevano sepolto è più pericoloso che mai, pronto a colpire chiunque osi mettersi sulla sua strada, dai figli innocenti ai due amanti che hanno tentato di ricostruire la loro vita. Gian e Melek assistono alla scena con il cuore gelato: la pace è finita, l’incubo non era il passato, ma il presente che si tinge di terrore. Samet è tornato, e la sua vendetta sarà qualcosa che nessuno ha mai visto. Nessuno è al sicuro, né il cuore ritrovato di Sumru, né la sua volontà di cambiare, né i gemelli che hanno appena scoperto la verità. Il diavolo è tornato a casa, e questa volta nessuno potrà dormire tranquillo.

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